Lui & Lei
Cambio Sede - Parte 3 – La Minaccia (So Cosa Ha Fatto)
di score8
16.05.2023 |
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"La Ottaviani indietreggiò con la sedia togliendo la scarpa dalla mia spalla, e allargando le gambe notai subito, avendo più luce che non indossava intimo; mi..."
È lunedì ed inizia una nuova settimana, con Francesca ci eravamo saluti venerdì e non ci siamo più sentiti; stamattina giusto un breve e veloce saluto, senza alcun accenno a ciò che era successo qualche giorno prima.Passa qualche giorno senza alcun evento particolare; Giovedì alle ore 12 mi squilla il telefono, leggo il display – chiamata in entrata // Arch. Ottaviani – penso tra me e me “che vorrà questa adesso, sarà una rottura di palle totale, me la immagino già con lo sguardo accusatore ed il dito puntato anche se non si è fatto nulla”, rispondo
Io: Pronto, Buongiorno Architetto, posso fare qualcosa per lei?
Ottaviani: (urlando) sono giorni che lavoro al pc ed adesso il è spento tutto, cancellando tutto il mio lavoro, chiami subito qualcuno e risolva il mio problema.
Io: Mi scusi ma io non posso fare? La posso assistere nel chiamare il tecnico informatico e basta.
Ottaviani: non mi interessa, faccia qualcosa.
Io: Architetto non sono io che mi occupo della parte informatica, comunque adesso sento il tecnico e dico di agire in modo molto celere per risolvere ciò che le è successo.
Ottaviani: (sempre urlando) si sbrighi.
Io: le faccio sapere quanto prima.
Riaggancio il telefono, chiamo il tecnico informatico, racconto ciò che è successo e dico inoltre se posso fare qualcosa io di chiedere pure tranquillamente (anche se non mi compete)
Chiamo la Ottaviani e le comunico che il tecnico si è già messo all’opera e che la contatterà.
Ottaviani: è meglio che il tecnico si sbrighi e risolta il problema, altrimenti sarà lei a pagare le conseguenze di tutto questo.
Io: io? Perché mai? Che ho fatto io?
Ottaviani: sa benissimo cosa ha fatto, non faccia il finto tonto.
Chiudendo la chiamata.
Resto basito, senza parole e con mille domande in testa, prova a sentire Francesca, magari lei sa qualcosa che io non so.
Io: Francesca, pronto, ti disturbo? Ha un paio di minuti per me?
F.: ciao, per te ho tutto il tempo che vuoi, dimmi pure.
Io: (racconto ciò che è successo con la Ottaviani ed aggiungo) cosa vuole intendere dire con “sa benissimo cosa ha fatto, non faccia il finto tonto”?
F.: sinceramente non saprei; però posso dirti è da qualche giorno che è fredda anche con me, non mi saluta quasi più.
Io: ma, non sarà che magari sa quello che è successo tra di noi?
F.: ed anche se fosse? Comunque, cosa è successo tra di noi? Non lo ricordo bene, mi servirebbe un “riassunto/ripasso”!!!
Io: quando vuoi, per te sempre disponibile.
F.: (ride) adesso vado, se scopro qualcosa ti avviso, ciao.
Io: grazie, sempre molto gentile, spero di sentirti presto, ciao.
Metto giù la cornetta e penso “forse è giusta la mia idea su fatto che potrebbe aver visto “l’incontro” tra me e Francesca in quella stanzetta durante la riunione; però anche se fosse, che importa a lei questa cosa? se invece, non è per questo, allora cos’altro avrei fatto di cosi particolare che vorrebbe farmela pagare anche su cose che non mi riguardano?”
I miei pensieri vengono interrotti dallo squillo del telefono, era il tecnico informatico
Tecnico: ciao, ho risolto il problema con l’utente, ti volevo solo avvisare, ciao
Io: ciao, grazie per avermi aggiornato, a buon rendere.
Neanche il tempo di riagganciare e squilla nuovamente il telefono, questa volta era la Ottaviani che mi chiamava.
Ottaviani: (con voce molto calma, sembrava un’altra persona) Buongiorno, la chiamo per informarla che il tecnico ha sistemato il tutto e quindi volevo ringraziarla per l’interessamento e la celerità con la quale ha contattato la persona addetta mettendogli fretta sulla risoluzione di quanto accaduto.
Io: (ma come parla questa?) Grazie per questa chiamata, non ho fatto nulla di particolare, ho solo fatto una chiamata che poteva fare chiunque.
Ottaviani: lei da quando è arrivato ha sempre detto che se avevamo bisogno lei era a disposizione, quindi…!
Io: ah, certamente; le posso fare una domanda, se non sono indiscreto?
Ottaviani: mi dica
Io: che intendeva dire con “sa benissimo cosa ha fatto, non faccia il finto tonto”?
Ottaviani: quando passerà per fare io “suo” solito giro, passi da me e le dirò quanto, la saluto.
Io: come vuole lei, più tardi allora passo, per il momento, arrivederci.
Metto giù la cornetta, e torno a pensare “questa è una matta, è fuori di testa”
Intanto si è fatta l’ora di pranzo, uscendo incontro Francesca, mi saluta di corsa e mi fa segno “ci sentiamo dopo”, chissà dove corre…!
Finita la piccola pausa rientro in ufficio a svolgere il mio lavoro, verso le 17 inizio a fare il solito giretto, stavolta però lasciando per ultimo il passaggio vicino l’ufficio della Ottaviani; passo da Francesca per un saluto e le chiedo dove andava di corsa oggi, e mi riferisce che aveva un appuntamento senza dirmi altro, senza chiedere altro, la saluto e faccio per uscire, lei mi ferma e mi dice:
F.: domani sera sei ufficialmente inviato a cena a casa mia… non accetto un NO come risposta.
Io: beh, se non posso dire no, allora dico “Si” (sorridendo)!
F.: bene… ci vediamo domani e ti dirò tutto ciò che ti occorre per la serata.
Io: ok, come vuoi… adesso vado a finire il giro, a domani, buona serata.
F.: ciao e buona serata anche a te.
Esco e mi dirigo verso l’ufficio della Ottaviani, giunto alla porta, faccio per bussare, ma vengo subito fermato dalla sua voce
Ottaviani: Avanti
Io: buonasera, come da sua richiesta eccomi qui… a termine del mio giretto sono passato da lei, mi dica pure.
Ottaviani: bene, bene, appoggi pure la porta e si avvicini
Chiudo la porta e mi avvicino alla scrivania, lei seduta e con un’aria molto gentile dice
Ottaviani: senta, lei è qui per sapere giusto?
Io: beh si, vorrei sapere cosa ho fatto di cosi particolare da meritare un’eventuale punizione
Ottaviani: beh, le sembra giusto appartarsi durante le ore di lavoro? (con tono semi accusatorio)
Io: io… veramente… ma…
Ottaviani: cosa? dica dica? Ma cosa vorrebbe dire? Che lei non ha colpe? Non inventi scuse, ho visto e sentito tutto!
Io: beh, mi scuso per aver sottratto tempo di lavoro, ma non per altro, non vedo quale sia il problema, siamo due adulti consenziente quindi!
Ottaviani: il problema è che queste cosa non si possono e non devono essere fatte durante e sul posto di lavoro… non è professionali.
Io: come dicevo, mi scusi per questa cosa, di avere usufruito del tempo lavorativo per questioni personali.
Ottaviani: non mi interessano le sue scuse (con tono sempre più autoritario) non ci faccio nulla;
io: come posso fare allora? Cosa vuole da me? Non capisco
Ottaviani: beh, diciamo che da ora in avanti se non vuoi che ciò che è successo arrivi alle orecchie del direttore, dovrà fare ciò che le chiedo e quando lo chiedo, senza se e senza ma.
Io: cioè? Lei vorrebbe che io diventassi il suo zerbino?
Ottaviani: bravo… giusto per vedere se ha veramente capito venga qui e si inginocchi ai miei piedi
Io: scusi, ma non crede di esagerare? In fine dei conti non ho fatto nulla di male
Ottaviani: allora non mi sono spiegata bene… (alza la cornetta del telefono) mi sa che sono costretta a fare una telefonata
Io: ok, ho capito, mi dica cosa vuole che faccia
Ottaviani: si avvicini alla scrivania e si inginocchi ai miei piedi
Faccio che mi dice… e un secondo dopo essermi inginocchiato qualcuno bussa alla porta… la Ottaviani mi spinge con i piedi sotto la scrivania e facendo segno di stare in silenzio chiede chi è che bussa
Francesca: scusami, posso entrare?
Ottaviani: certo, entra pure.
Io intanto ero sotto la scrivania con la Ottaviani che mi teneva una spalla con la scarpa facendomi sentire il tacco a spillo sul petto; in quella posizione potevo notare che anche stavolta indossava delle autoreggenti velate con la balza alta, cercavo di osservare meglio per vedere che intimo indossasse, ma c’era pochissima luce e quindi non si è visto nulla… però… in fin dei conti quella posizione non era poi così male; intanto loro continuarono a parlare di lavoro per un paio di minuti, fin quando Francesca salutando la Ottaviani usci dalla stanza chiudendo la porta dietro di se.
La Ottaviani indietreggiò con la sedia togliendo la scarpa dalla mia spalla, e allargando le gambe notai subito, avendo più luce che non indossava intimo; mi fece alzare e mi disse
Ottaviani: bravo… sai ascoltare ed ubbidire; da adesso in poi farai ciò che voglio, solo cosi non avrai conseguenze per ciò che hai fatto, e chissà se forse avrai anche qualche “premio”
Io: sinceramente non saprei se ringraziarla oppure no!
Ottaviani: un giorno mi ringrazierai, adesso vada pure!
Io: le auguro una buona serata.
Mi dirigo verso la porta ma non faccio in tempo a mettere la mano sulla maniglia che la Ottaviani mi ferma dicendomi di tornare nuovamente in ginocchio da lei.
Cavolo, penso, che faccio, se torno da lei significa che acconsento e sarò il suo zerbino oppure vado via e rischio un richiamo se va bene se non addirittura il licenziamento; acconsento alla sua pazzia e mi riavvicino a lei, mi metto in ginocchio, mi spinge sotto la scrivania… stavolta non mi tiene fermo con le scarpe, allaga le gambe e con voce autoritaria mi dice
Ottaviani: vediamo se sei bravo… fammi sapere la tua lingua e fammi provare piacere;
io già ero sulle nuvole per l’occasione, quando altre sue parole mi fanno tornare con i piedi per terra
Ottaviani: hai 5 minuti non un secondo di più, se riesci a farmi provare piacere sarai premiato altrimenti riceverai una punizione
Mi fa vedere il timer sul display del telefono con il countdown partendo da 5 minuti… resto fermo fino quando lei con voce sempre autoritaria
Ottaviani: sono già passati 10 secondi
Allora torno in me e senza ulteriori pensieri mi avvicino sempre di più… sento il profumo che mi manda subito fuori di testa… inizio con dai baci… le mie mani cingono dall’esterno all’interno le cosce all’altezza delle balze dell’autoreggente, ho un unico pensiero… quello di far capire di che pasta sono fatto e di sapere il fatto mio… inizio ad assaporare con la lingua del bel fiore liscio, con un po' di forza la faccio spostare in avanti sulla sedia, alzo per quanto possibile le sue gambe e continuo con un movimento lento di lingua, inizio utilizzando solo la punta, facendola passare lungo le grandi labbra dal basso perso l’alto, arrivo al clitoride, ci gioco roteando la lingua e succhiandolo… scendo nuovamente con la lingua insalivando bene il tutto, fino al buco del suo splendido culo, anche qui gioco con delle rotazioni della lingua, giusto qualche secondo, sento sempre di più il suo sciogliersi, mi rimuovo nuovamente, stavolta uso più lingua, allargando bene le grandi labbra… assaggiando i primi umori, risaldo al clitoride, lo lecco con più passione, lo succhio, riscendo… punto la lingua e dopo una leccata totale di figa, la faccio entrare… la scopo la lingua… per poi rileccare il tutto la sento sempre più bagnata… le sue mani mi tengono la testa stringendomi i capelli, aumento l’intensità sento del liquido uscire, lo lecco, lo succhio, lo bevo… inizia a stringermi forte i capelli… risalgo con la lingua e mi dedico al clitoride, si irrigidisce… faccio forza per le braccia per evitare che mi strangoli con le sue gambe… riscendo con la lingua… leccando l’interno delle grandi labbra, mi posizione tra l’ano e la figa muovendo la lingua, sento tanto liquido umorale uscire… stringe forte le gambe… a quel punto inizio nuovamente a scoparla con la lingua… quando l’improvviso sento
Ottaviani: Cazzo… cazzo… cazzo… godooooooooo….
Continuo a leccare e bere tutto il nettare che le fuoriesce…
Un suono mi fa tornare in me… era il timer che avvisava che i 5 minuti erano finiti… lei con gesto disattiva il suono…. e…
Ottaviani: cazzo… continua e non ti fermare!!!
La assecondo ancora per secondo… e poi mi stacco da lei… non prima però di aver leccato tutto per bene senza far colare nulla.
Ci separiamo… mi alzo… vedo il suo viso soddisfatto e “provato”, anche il mio non è da meno… la Ottaviani riprendendo piano piano lucidità
Ottaviani: cavolo, sei davvero bravo, non pensavo, ti avevo sottovalutato.
Io: grazie
Ottaviani: per oggi hai adempiuto al tuo dovere… adesso puoi andare ma ricorda… farò io a decidere cosa devi fare e quando farlo senza se e senza ma; arrivederci
Io: sempre a sua disposizione
Mi allontanai mentre con un fazzolettino mi asciugavo la bocca di tutte le sue tratte umorali; uscii dalla stanza… rientrai al mio piano ed andai in bagno… non riuscivo più a trattenermi, tirai fuori il mio cazzo e dopo aver stutato sulla mia mano… iniziami a segare sapendo che mi ero lubrificato con gli umori della Ottaviani; non è servito tanto tempo, solo pochi colpi e folti fiocchi di sborra densa e calda schizzarono verso il water…; ci misi qualche secondo per riprendermi; mi ricomposi pulendomi e sciacquandomi il viso uscii… andai nel mio ufficio e mi chiusi dentro, ripensando a quanto accaduto.
Continua…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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